“L’intera vita delle società,
in cui dominano le moderne condizioni di produzione,
si annuncia come un immenso accumulo di spettacoli.
Tutto ciò che era direttamente vissuto
si è allontanato in una rappresentazione.”
Guy debord
La società dello spettacolo.
Abbiamo sempre sostenuto che il prodotto definito “immagine fotografica” sia in realtà conseguenza della relazione tra tre soggetti, il fotografo, colui (o coloro) viene ritratto, e lo spettatore (o gli spettatori)
In poche parole la fotografia viene fatta da tre soggetti, chi scatta, chi viene ripreso dalla macchina fotografica e chi vede l’immagine.
In altre parole la fotografia non è un atto privato di un singolo artista o giornalista, ne tanto meno un insieme di immagini che si accumulano, ma un rapporto sociale tra persone, mediato dalle immagini.
Tutto ciò fino all’ arrivo delle agenzie di stampa e diffusione transnazionali principalmente statunitensi, che hanno invaso e stravolto questa relazione, frapponendosi e separando il fotografo e il soggetto dallo spettatore , rompendo cosi l’equilibrio “naturale” del rapporto sociale esistente.
Ma la privatizzazione e il monopolio delle immagini fotografiche , non ha come unica conseguenza la distruzione di tale rapporto fra liberi soggetti, ma ha più gravemente privatizzato la realtà.
Le grandi agenzie di distribuzione e , ormai, di produzione di immagini fotografiche controllano il mercato mondiale e, quindi la stampa mondiale, impedendo alla fotografia indipendente di svilupparsi e crescere ; i media di tutto il mondo hanno contratti di semi esclusività con loro che di fatto soffocano sul nascere qualsiasi tentativo di produzione indipendente.
Cosi la realtà, la società non è libera di rappresentarsi, ne di scegliere da chi farsi raccontare,. Né il fotografo è più libero di scegliere cosa ritrarre, libero da vicoli economici, e da esigenze della stampa.
Nel nostro tempo, la società dello spettacolo, la rappresentazione della realtà , ha sostituito la stessa, chi è proprietario della rappresentazione del mondo è di fatto proprietario della realtà, chi decide cosa vedere, chi lo può riprendere e dove può apparire, si erge a proprietario della realtà.
Noi fotografi indipendenti, noi soggetti attivi delle fotografie, noi spettatori partecipi, ci opponiamo a tale situazione,
Cosi come ci opponiamo alla privatizzazione dell’ acqua e delle risorse che ci servono per vivere e per svilupparci come società e come individui, ci opponiamo alla privatizzazione dell' immagine e
quindi della realtá.
8 comentarios:
Bellissimo post, Julian. E piacere di conoscerti.
grazie piacere mio
julián, cuánto me alegro de haber dado contigo en la web!
un abrazo desde La Paz,
davide
gracias Davide placer mio en todo caso, me encantaria conocer la Paz que tal por alla? (prometo leer pronto tus cosas)
pero sos italiano?
algo tengo de italiano, pero soy más bien canario, de las palmas...
y toco rocanrol con el violonchelo, guapetón.
puedes venirte a La Paz cuando quieras, estás invitado, estaré por aquí al menos un añito más.
abrazos
chacho que carajo haces alla?
soy profesor de violoncello en el conservatorio nacional.
llegué hace dos meses
è proprio così:
hanno privatizzato la realtà con noi dentro... non ci restano che miserrimi spazi autoreferenziali, riserve indiane se vuoi, dove far finta di essere liberi per pochi minuti al giorno. Una specie di ora d'aria nella prigionia quotidiana...
Zib
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